Crisi in Ucraina. L’Italia si dichiari neutrale

Ad oltre un mese dall’ inizio del conflitto in ucraina la situazione militare sembra dubbia, complice una informazione e controinformazione che obiettivamente pone dubbi sulla veridicità dei fatti raccontati. 

Al netto di quello che raccontano i campi di battaglia gli schieramenti sembrano ahinoi delineati e purtroppo anche la posizione assunta dal nostro governo sembra alquanto delineata.

Posizione che non condividiamo.

Il governo italiano ha buttato via anni di rapporti internazionali con “lo zar” russo, finalizzati anche e soprattutto a sopperire quella carenza di risorse energetiche di cui il nostro Paese paga lo scotto maggiore. Poco importa se quelle relazioni erano frutto di burlesche tra il cavaliere e Putin o se fossero frutto di tessitura di tele diplomatiche tra burocrati prezzolati.

La realtà dei fatti è che abbiamo perso quello che era un alleato commerciale.

Il governo Draghi ha buttato nel secchio della monnezza l’unica carta che a nostro avviso doveva e poteva giocarsi nell’ultimo mese, vale a dire quella della neutralità.

Si perché purtroppo l’Italia, nonostante le ipocrite smentite è in guerra, al fianco dell’Ucraina contro la Russia, e contro Putin. Dichiarazione di guerra che viola il dettato della carta costituzionale.

Si siamo già in guerra; ma non guerra finta, economica, politica e/o delle relazioni internazionali. Siamo in guerra vera, quella guerra che deve farci paura, che si fa con gli eserciti e le bombe; quella guerra che azzera le prospettive di futuro.

E non parliamo di aria fritta da talk show televisivo. Non è in dubbio il futuro economico o commerciale che potrebbe toglierci il gas, il climatizzatore o l’acqua calda, ma del vero futuro; siamo in quella guerra dove i due nemici devono e vogliono uccidersi, eliminarsi.

Siamo in una di quelle guerre che provoca la morte, ma nessuno vuole affermarlo.

Si perché quando si applicano delle sanzioni si è in guerra, cosi come si è in guerra quando si sequestrano beni mobili e immobili di un’altra nazione si è in guerra.

Quando si definisce un Capo di Stato straniero un animale si è in guerra, e per questa ragione che sarebbero necessarie le immediate dimissioni del ministro degli esteri Di Maio, persona che non ha capacità diplomatica e che quindi non è degno di rappresentare il nostro Paese.

Quando si inviano armi ad uno dei contendenti si è in guerra cosi come quando si censura la stampa di una delle parti in conflitto si è in guerra o come si è in guerra quando si espellono decine di diplomatici di uno degli Stati belligeranti senza fornirne motivazioni o prove.

Per essere in guerra non occorre la presentazione di dichiarazione di guerra presso l’ambasciata russa o un comizio da un balcone o davanti alle tv a reti unificate.

Il governo draghi ha sprecato la carta della neutralità che poteva salvare tutto. Il nostro onore, la nostra economia e le nostre relazioni internazionali, oltre che vite umane.

E’ per questo il “governo dei migliori” deve ritornare sui suoi passi mostrando la propria totale neutralità, prima di rassegnare le proprie dimissioni nelle mani del Capo dello Stato.

Il nostro Paese dovrebbe assumere nei confronti dell’attuale conflitto in Ucraina una posizione di neutralità fattiva che possa metterci in condizioni tale da recuperare quel credito politico e internazionale che altrimenti sarebbe definitivamente perso e che possa mettere l’Italia in situazione tale che possa essere promotrice di trattati di armistizio tra i due belligeranti e mediatore dei rapporti tra Russia e Ucraina.