Sanremo? Lo specchio di questa scarsa Italia


L’ultima edizione del festival della canzone italiana di Sanremo è la fotografia inquietante di quello che è diventato il nostro Paese da un punto di vista artistico e socio culturale, vista la qualità scarsissima dei testi delle canzoni e dell’immagine data dai cantanti.

Affianco a cantanti di nuova generazione, abbiamo visto la presenza, come tutti gli anni, dei dinosauri della musica italiana, chiamati a partecipare al festival per poter riavvicinare alla kermesse canora quell’audience di popolazione anziana che altrimenti non si sarebbe sintonizzata sulla rete Rai. Cantanti che hanno avuto il compito di compensare il genio artistico di quei giovani, alcuni dei quali partecipano al festival di Sanremo ormai annualmente; spesso questa loro partecipazione rimane l’unica manifestazione alla quale partecipano in un intero anno durante il quale rimangono artisticamente disoccupati. Cantanti che si permettono di assumere atteggiamenti blasfemi al solo scopo di attirare le attenzioni su se stessi, affinché qualcuno possa parlare di loro.

Il festival di Sanremo 2022 è stato lo specchio di una società che non si capisce quale direzione stia prendendo, con uno sguardo fugace al passato al quale si contrappone un presente davvero squallido.
Cosi come scadente è il siparietto della direzione artistica, maturata dai vertici rai, ennesima lobby di questo paese. Una lobby che elargisce 600mila euro al direttore artistico (Amadeus) per pochi giorni di lavoro in un momento storico durante il quale centinaia di migliaia di italiani, complice la cattiva gestione della pandemia, rischiano di rimanere disoccupati e aumentare le fila dei milioni di disoccupati.
Il festival di Sanremo, inoltre è stato il luogo della totale ipocrisia della normativa che regola il green pass. Frutto della ipocrisia di stato, mentre in Italia i lavoratori sono obbligati a essere in possesso del green pass per poter accedere al luogo di lavoro, a Sanremo si è ritenuto opportuno non fare distinzione fra vaccinati e non vaccinati non potendo selezionare li cast artistico considerando chi avesse effettuato il vaccino e chi no.
Ennesima e assurda idiozia, in quanto tutto ciò accade mentre negli ospedali italiani, la vera prima linea durante la emergenza pandemica, ci si permette il lusso di sospendere dal servizio medici, infermieri e altre figure professionali che non sono vaccinate.
Altro elemento di preoccupazione è il sistema della selezione degli ospiti e dei super ospiti che hanno ancora una volta politicizzato (cosa ci si poteva aspettare da Saviano) la kermesse canora con tematiche note ed arcinote.

A quale scopo?

Quello di imporre a tutti i costi ai telespettatori che questo Paese deve avere una direzione culturale che debba assolutamente abbracciare contenuti etici, sociali e valori che si riscontrano nella sinistra o nella estrema sinistra, quando non sono modelli proposti da élite straniere globaliste e mondialiste.
Valori e contenuti etici che non rispecchiano la fotografia reale del Paese Italia oggi.

E tutto ciò all’interno di una kermesse canora dove a farla da padrona sarebbe dovuta essere la musica, i testi, i cantanti, le scenografie. Invece no.

Gli interventi sono stati tutti mirati a quel politicamente corretto, il famoso radical chic classico di alcuni ambienti delle caste e lobby nostrane delle quali la Rai è l’espressione massima.

È sceso il sipario su un festival qualitativamente scadente. Un festival sceso talmente in basso che difficile crediamo possa essere peggio. Un festival che è riuscito a fotografare la vera Italia solo laddove ha dimostrato che nel nostro Paese, dove la meritocrazia non è di casa e dove ci sono cittadini di serie A e cittadini di serie B.