Una religione di stato imposta dal Sinedrio di Davos, di di Carlo Maria Viganò

In un’interessante intervista su Fox News intitolata “La Chiesa dell’ambientalismo“, il giornalista Tucker Carlson ha evidenziato una contraddizione che può essere sfuggita a molte persone ma che considero estremamente rivelatrice.

Carlson ricorda che la Costituzione degli Stati Uniti vieta qualsiasi religione di stato, ma da tempo il Partito Democratico al potere ha imposto al popolo americano il culto globalista, con la sua agenda verde, i suoi dogmi risvegliati, le sue condanne e la sua cultura dei divieti, i suoi sacerdoti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, i profeti del World Economic Forum.

Una religione a tutti gli effetti, che comprende non solo la vita degli individui che la praticano, ma anche la vita della nazione che la confessa pubblicamente, adatta le leggi e le punizioni e ispira l’educazione e tutte le azioni governative intorno ad essa.

In nome della religione globalista, i suoi aderenti esigono che tutti i cittadini si comportino in conformità con la moralità del Nuovo Ordine Mondiale, accettando senza critiche – e con un atteggiamento di devota sottomissione all’autorità religiosa – la dottrina definita ex cathedra dal Sinedrio di Davos.

I cittadini non sono semplicemente tenuti a condividere le motivazioni che giustificano le politiche sanitarie, economiche o sociali imposte dai governi, ma a dare il loro assenso cieco e irrazionale, che va ben oltre la fede. Per questo motivo, non è lecito contestare la psico-pandemia, criticare la gestione della campagna vaccinale, argomentare gli allarmi climatici infondati, opporsi alle prove della provocazione della NATO alla Federazione Russa con la crisi ucraina, chiedere indagini sul laptop di Hunter Biden, sulla frode elettorale che ha impedito al presidente Trump di rimanere alla Casa Bianca, o rifiutare la corruzione dei bambini attraverso oscenità LGBTQ.

La “vaccinazione” rappresentava una sorta di “battesimo” nella fede globalista, l’iniziazione al culto. I sommi sacerdoti di questa religione sono arrivati persino a teorizzare il sacrificio umano attraverso l’aborto e l’eutanasia: un sacrificio richiesto dal bene comune, per non sovrappopolare il pianeta, pesare sulla salute pubblica o sulla sicurezza sociale. Anche le mutilazioni subite da chi professa la dottrina gender e la privazione riproduttiva indotta dall’omosessualità non sono altro che forme di abnegazione e di auto-immolazione: del proprio corpo, della propria salute, compresa la propria vita (ricevendo, ad esempio, una terapia genica sperimentale manifestamente pericolosa e spesso fatale).

L’adesione al globalismo non è facoltativa: è la religione di Stato, e lo Stato “tollera” i non praticanti finché la loro presenza non impedisce alla società di esercitare questo culto. Infatti, nella sua presunzione di essere legittimato da principi “etici” per imporre ai cittadini ciò che rappresenta un “bene” superiore indiscutibile, lo Stato obbliga anche i dissidenti a compiere gli atti elementari della “morale globalista”, punendoli se non conformi ai suoi precetti.

Mangiare insetti invece di carne, iniettare droghe invece di condurre una vita sana; usare l’elettricità al posto della benzina; rinunciare alla proprietà privata e alla libertà di movimento; controlli sostenibili e limitazioni dei diritti fondamentali; accettare le peggiori deviazioni morali e sessuali in nome della libertà; rinunciare alla famiglia per vivere in isolamento, senza ereditare nulla dal passato e senza trasmettere nulla ai posteri; cancellare la propria identità in nome della correttezza politica negando la fede cristiana per abbracciare la superstizione wokes; Condizionare il proprio lavoro e la propria sussistenza al rispetto di regole assurde – tutti elementi destinati a far parte della vita quotidiana dell’individuo, una vita basata su un modello ideologico che, a ben vedere, nessuno vuole e nessuno ha chiesto, e che giustifica la sua esistenza solo con lo spauracchio di un’apocalisse ecologica non provata e indimostrabile.

Questo non solo viola la tanto decantata libertà di religione su cui si fonda questa società, ma vuole condurci passo dopo passo, inesorabilmente, a rendere esclusivo questo culto, l’unico autorizzato.

La “Chiesa dell’ambientalismo” si definisce inclusiva ma non tollera il dissenso e non accetta di impegnarsi dialetticamente con coloro che mettono in discussione i suoi dettami.

Coloro che non accettano l’anti-Vangelo di Davos sono ipso facto eretici e devono quindi essere puniti, scomunicati, separati dal corpo sociale e considerati nemici pubblici; vanno rieducati con la forza, sia con un martellamento incessante dei media ma anche con l’imposizione di stigmatizzazioni sociali e di forme di consenso veramente estorsive, a partire dal consenso “informato” a sottomettersi contro la loro volontà all’obbligo della vaccinazione e proseguendo nella follia della cosiddetta “città dei 15 minuti”, che è anche anticipato in dettaglio nei punti programmatici dell’Agenda 2030 (che sono in definitiva canoni dogmatici contrari).

Il problema di questo inquietante fenomeno di superstizione di massa è che questa religione di Stato non si è imposta di fatto solo negli Stati Uniti d’America, ma si è diffusa anche in tutte le nazioni del mondo occidentale, i cui leader si sono convertiti al globalismo attraverso il grande apostolo del Grande Reset, Klaus Schwab, il suo autoproclamato “papa” che è quindi investito di un’autorità infallibile e indiscutibile.