Dopo l’Ucraina sarà la volta del Venezuela. Tetro diverso ma stessi attori.

È innegabile il fatto che la terza guerra mondiale sia già iniziata; non negli ultimi mesi ma già dallo scorso anno, o forse già da quello precedente.

Una guerra che di fatto ha assunto una forma ibrida e non convenzionale come quanto è stato osservato in Siria e come in questi mesi stiamo osservando in Ucraina, dove la terza guerra mondiale sta vivendo il suo aspetto militare.

Qui gli Stati Uniti e i loro alleati si confrontano indirettamente su un duplice fronte che spesso si concatena. Uno contro la Russia e un altro contro la Cina. Questo confronto trova sfogo anche su altri teatri e spinge un po’ tutte le nazioni a dover scegliere da che parte della barricata stare, laddove non si voglia dotare la formula della neutralità.

 Tra sanzioni economiche, guerra dell’informazione, attacchi informatici e tentativi di intimidire o addirittura destabilizzare i governi, queste sono due visioni del mondo che si stanno scontrando sulla scena mondiale.

In questa ottica, con o scopo di riprendere il controllo nelle sue aree di influenza, gli Stati Uniti stanno muovendosi in America Latina. Infatti, Biden ha avviato il processo di dichiarazione della Colombia un alleato strategico al di fuori della NATO, che apre la possibilità di un’ampia cooperazione militare con questo paese sudamericano in riconoscimento dell’importanza delle relazioni tra i due paesi e dei contributi decisivi della Colombia alla sicurezza regionale e continentale.

Secondo la legge degli Stati Uniti, il presidente deve informare il Congresso almeno 30 giorni prima di designare un paese come alleato strategico al di fuori della NATO.  A prescindere da ciò che possano mai pensarne “gli alleati”.

Questa alleanza consente la cooperazione nella ricerca e sviluppo militare, esercitazioni militari congiunte e la fornitura di armi e tecnologia bellica. In questo contesto e sulla base del Foreign Assitance Act o dell’articolo 517, la Colombia avrà molte esenzioni dalla legge statunitense sul controllo delle esportazioni di armi e potrà quindi essere pesantemente armata dagli Stati Uniti.

Perché tutto questo e quali sono le sfide per gli Stati Uniti nella regione?

La Colombia è un vicino diretto del Venezuela, condividono 2200 km di confine terrestre. Le relazioni tra i due paesi sono molto tese, le relazioni diplomatiche sono state completamente interrotte da febbraio 2019. Il governo colombiano del presidente Ivan Duque, apertamente filo-americano, sostiene che il governo di Nicolas Maduro sostiene gli ex ribelli delle FARCS e i guerriglieri dell’Esercito di Liberazione Nazionale.

Dall’inizio della Rivoluzione Bolivariana di Hugo Chávez, le tensioni tra Washington e Caracas hanno continuato a salire. Tra embarghi economici, congelamento dei beni, tentativi di colpo di stato, riconoscimento di un presidente autoproclamato, minacce di intervento diretto e persino la morte di Chávez, che rimane difficile da spiegare, gli Stati Uniti non nascondono il loro desiderio di un cambio di regime. Gai nel 2015, l’amministrazione Obama aveva dichiarato ufficialmente attraverso la firma di un ordine esecutivo che il Venezuela era una minaccia alla sicurezza nazionale.

Venezuela che nonostante questa pressione degli Stati Uniti, Caracas è sempre stata sostenuta da Russia e Cina.

I recenti divieti sulle importazioni di petrolio, gas naturale e carbone dalla Russia hanno spinto gli Stati Uniti a cercare alternative di approvvigionamento. Il governo degli Stati Uniti ha contattato venezuela e Iran per negoziare una possibile fornitura di idrocarburi in cambio della revoca delle sanzioni. Questo riavvicinamento, che era inimmaginabile poco tempo fa, è una forma per Washington di ammettere indirettamente un importante bisogno di energia. La risposta di questi due paesi è stata identica: “Prima togli tutte le sanzioni e poi vedremo”.

Ovvio che gli Stati Uniti hanno digerito male questa risposta. Washington vorrebbe tornare ai bei vecchi tempi in cui il Venezuela esportava loro l’80% della sua produzione, o quasi 2 milioni di barili al giorno, a un buon prezzo.

Questa nuova alleanza tra Stati Uniti e Colombia è chiaramente rivolta quindi al Venezuela. Gli Stati Uniti potranno così aumentare la pressione sul governo di Nicolas Maduro e perché no spingere i due paesi sudamericani in conflitto. Questo patto contribuisce allo sforzo di riottenere l’accesso a idrocarburi geograficamente ben posizionati ed economici, riduce l’influenza di Russia e Cina nella regione e crea le condizioni per l’applicazione della dottrina Rumsfeld / Cebroswski nel bacino dei Caraibi. Tutti questi fattori lasciano le porte aperte nel prossimo futuro a un nuovo scenario di confronto militare per procura tra le potenze.

Il Venezuela diventerà un nuovo Iraq, la nuova Siria o la Nuova Ucraina?